Un’industria della macchina utensile europea a due velocità, che cresce ma che non convince. E’ quanto emerso dall’ultima assemblea generale di Cecimo.
Un’industria della macchina utensile europea a due velocità, che cresce ma che non convince. E’ quanto emerso dall’ultima assemblea generale di Cecimo (Associazione Europea della Macchina Utensile) tenutasi a Bruxelles lo scorso 26 novembre.
Nonostante la recessione diffusa in più zone del continente, la produzione di macchine è aumentata a 20.8 miliardi di euro, un valore superiore di oltre un quarto rispetto al 2010 e del 6% rispetto all’anno precedente. Una crescita, quella attuale, giudicata però troppo timida. Che rischia anzi di contrarsi nel consumo per circa 77 milioni di euro a causa della debole attività produttiva che sta caratterizzando l’area meridionale.
Sorreggono il sistema le esportazioni, segno di una qualità del prodotto riconosciuta e apprezzata a livello globale. Nel 2011 l’export europeo ha raggiunto quota 16.7 miliardi di euro, dato molto vicino al record del 2008. “A causa della debolezza del mercato interno, le prospettive di crescita dell’industria della macchina utensile in Europa in un futuro sempre più prossimo si fondano su elevati quantitativi di ordini dall’estero e sulla forte domanda dei mercati Asiatici e dell’America settentrionale e meridionale”, il commento di Martin Kapp, presidente di Cecimo.
Insomma, si tratta di un momento particolarmente delicato per l’economia internazionale. Alle future politiche commerciali dell’Unione Europea il difficile compito di stimolare l’espansione industriale. E l’Accordo con l’India sul libero mercato (FTA), in questo senso, può rappresentare un valido punto di partenza.
Infine, una difficoltà piuttosto curiosa riguardante l’intero comparto: mentre in Europa si registrano tassi di disoccupazione allarmanti, i costruttori di macchine utensili faticano a trovare personale qualificato per ricoprire le posizioni vacanti. Anche su questo fronte sono attese riforme all’altezza. Lo sviluppo dell’industria manifatturiera dovrà necessariamente passare da quello del capitale umano.
D. V.
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