Economia

Dollari o dolori?

L'analisi di mercato a fine 2024 mette in luce un andamento del dollaro, in particolare si valuta l'andamento in relazione agli scambi commerciali, agli aspetti di geopolitica.

Anche, ma non soltanto, in relazione agli sviluppi degli accordi commerciali internazionali Ue-Mercosur dello scorso mese di dicembre 2024, le questioni valutarie tornano a interessare operatori e CFO delle aziende che hanno il trading internazionale come attività core.

Proprio le aziende del nostro settore. È luogo comune considerare che il piglio protezionista del rieletto presidente rafforzi il dollaro, combinandosi con una diffusa sofferenza dell’euro penalizzato da politiche comunitarie poco accorte e visionarie, ma anche da contagiosi virus che aggrediscono i bilanci nazionali e le proiezioni delle banche sovrane, in un contesto di lacerazioni e contrapposizioni ideologiche di spessore.

Moneta internazionale di scambio

Legittimo quindi vedere e prevedere un euro debole anche contro le altre divise “industriali”. Il futuro, se non intervengono fattori fortemente distortivi, ci riserva un dollaro irrobustito dal contesto internazionale.

Ma attribuire questa energia cinetica “soltanto” agli orientamenti della Casa Bianca e della FED (la riconferma di Powell, i cui rapporti con Trump si sono da tempo raffreddati, non muta il quadro e la visione della Federal Reserve) è a nostro avviso superficiale.

Ci sembra invece che la forza del dollaro trovi tensione nel suo antico originario valore, ovvero l’insostituibilità come moneta internazionale di scambio, fronte sul quale l’euro ha fallito e lo Yuan sconta la congenita non convertibilità.

Il dollaro è forte perché non c’è alternativa, ed è lo strumento fondamentale per operare con disinvoltura sui mercati.

Vale nove transazioni internazionali su dieci e riempie poco meno dei due terzi dei forzieri delle banche centrali. Un ancoraggio, insomma, non sostituibile a breve e medio.

Dollaro&friends

Parlare di superdollaro è attività grossolana e semplicistica, ma tant’è. Ai nostri lettori, ci sembra, interessano più gli aspetti pragmatici che non quelli spesso speculativi di geopolitica, visto anche che la cronaca è diventata l’incubo del cartografo, con i suoi continui cambiamenti di confini e denominazioni.

Il dollaro forte per le nostre aziende potrebbe essere considerato un valido aiuto per le vendite, se non fosse che materie prime e semiprodotti vengono acquistati con il biglietto verde.

Ci sembra infine evidente, per quanto accennato, che non dovremo sorprenderci se a breve dollaro ed euro saranno scambiati in parità, ci siamo già molto vicini.

Per gli appassionati del mercato valutario suggeriamo di monitorare il USDX o DXY, che misura il valore del dollaro in rapporto al peso di altre valute forti: euro (peso 57,6%), yen (13,6), sterlina (11,9), dollaro canadese (9,1), corona svedese (4,2), franco svizzero (3,6).

Un bouquet forse un po’ troppo stereotipato e non attuale, visto che mancano riferimenti con economie fortissime ed emergenti.

di Giuseppe Guzzardi