Al via il terzo ciclo di dottorati industriali promossi da CNR e imprese. Scopri di più su Techmec.
L’avvicinarsi dell’avvio del terzo ciclo di dottorati industriali è l’occasione per valutare l’impatto di questo strumento formativo sul manifatturiero italiano. «CNR e Confindustria – Marta Rapallini, membro della segreteria tecnico scientifica del CNR – hanno iniziato una collaborazione al fine di promuovere il dottorato industriale a partire dal 34esimo ciclo. L’efficacia dell’iniziativa è misurabile dall’aumento del numero dei Dottorati industriali attivati ogni anno, abbiamo iniziato finanziando 14 borse e nel 36esimo ciclo saranno circa 40 le borse che CNR e imprese finanzieranno. Nel corso di questi anni abbiamo migliorato il rapporto tra ricerca e impresa cercando di farle dialogare fin dalla definizione delle esigenze di ricerca e innovazione delle imprese. Infatti abbiamo attivato una procedura in più step che consente alle imprese di esprimere la domanda di ricerca e innovazione, al CNR di contribuire alla definizione del progetto di ricerca adatto a rispondere a quella domanda. Infine gli atenei coinvolti, che condividono il progetto, accolgono le borse nell’ambito dei propri corsi di dottorato e definiscono, insieme a CNR e imprese, il progetto formativo. Siamo convinti che per rendere questo strumento ancora più efficace sia necessaria una maggiore condivisione delle finalità alla base del progetto da parte degli atenei».
Dottorato industriale: un programma che avvicina ricerca e industria
Della rilevanza di questo strumento ne abbiamo discusso con anche con Lorenzo Molinari Tosatti, Direttore dell’Istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato (STIIMA CNR) «L’orizzonte temporale del dottorato – spiega il Direttore – consente di impostare attività di buon respiro sia scientifico che tecnologico. Consente all’azienda di identificare un tema su cui vuole crescere prospetticamente e all’Istituto di definire, strutturare e sviluppare in collaborazione con il partner universitario la formazione di un giovane ricercatore che in futuro potrà essere assorbito all’interno del reparto di Ricerca e Sviluppo dell’azienda. In questo il ricercatore potrà essere la nostra interfaccia in azienda su tale tematica e aiutarci a identificare nuove opportunità di collaborazione. Il rapporto che si crea così tra azienda e istituto CNR è potenzialmente più solido e duraturo rispetto alla semplice consulenza. È un legame che si protrae per anni e che tipicamente porta alla definizione di nuove collaborazioni e interazioni sempre più strette, anche in progetti di ricerca in cui si partecipa entrambi. Una delle principali barriere che spesso ostacolano l’avvio di una interazione tra mondo imprenditoriale e mondo della ricerca è la scarsa conoscenza di ciò che serve all’azienda e delle competenze che all’interno di un istituto possono essere concretamente messe a disposizione dell’azienda. Chi si forma nel contesto di un dottorato industriale e poi passa in azienda ha chiara visione sia dei bisogni che delle competenze e quindi diventa elemento fondamentale nella creazione di un rapporto vincente per tutti gli attori coinvolti».
Gli obbiettivi dei dottorati industriali: favorire occupazione e innovazione
«L’obbiettivo che ci siamo posti con questo programma – interviene Marta Rapallini, membro della segreteria tecnico scientifica del CNR – è stato quello di creare un vero e proprio ecosistema dell’innovazione in cui impresa e ricerca insieme identificano e progettano un percorso di dottorato coerente con le reali esigenze dell’impresa. In questo modo abbiamo anche inteso favorire l’inserimento dei dottori di ricerca nelle aziende italiane per favorire gli esiti occupazionali dei giovani e per aumentare il potenziale di innovazione delle imprese direttamente coinvolte nel progetto. Infatti il potenziamento dei dottorati industriali e a indirizzo industriale contribuisce alla competitività e all’internazionalizzazione dell’industria italiana, rafforzando gli strumenti per reclutare i talenti generati nel Paese e collocandoli nel posto giusto per portare avanti progetti di innovazione e ricerca nelle imprese. I progetti che risultano finanziabili ogni anno sono selezionati da una commissione mista CNR-Confindustria che valuta i progetti sia dal punto di vista scientifico, sia dal punto di vista della coerenza tra l’obbiettivo e il CV del ricercatore proponente, sia dal punto di vista dell’interesse delle Azienda».
Il dottorato industriale è sicuramente uno strumento utile a favorire l’innovazione nelle aziende della meccatronica ( e non solo) e lo sviluppo del manifatturiero avanzato, può però essere anche un’occasione per intuire le tendenze evolutive che stanno attraverso il comparto produttivo italiano. «In tutti e tre i cicli, dal 34° al 36°, l’interesse maggiore da parte delle imprese – spiega Marta Rapallini – si è concentrato negli ambiti dell’Energia, della Fabbrica Intelligente e della Salute, secondo le definizioni della Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente. L’esito dei bandi ha evidenziato un maggiore coinvolgimento di imprese grandi e medie ma stiamo lavorando per incrementare la partecipazione delle piccole imprese con l’obbiettivo di favorire l’innovazione delle PMI italiane». «Da un punto di vista tecnologico e metodologico – prosegue Molinari Tosatti- la spinta più forte arriva dalle opportunità offerte dalla combinazione di Intelligenza Artificiale (a questo tema è dedicato il Dottorato nazionale in Intelligenza artificiale PhD-AI.it), IoT, 5G, metodologie di controllo avanzato e processi di digitalizzazione. Da un punto di vista dell’orientamento politico-istituzionale invece direi che lo European Green Deal spingerà l’industria e il comparto manifatturiero verso un’economia sempre più verde, circolare e climate neutral. Ora credo le aziende debbano necessariamente aggiungere una nuova dimensione ponendosi il problema della responsabilità etica e del ruolo sociale che svolgono garantendo l’occupazione e debbano farlo in un mercato in cui la sostenibilità economica ed ambientale è profondamente mutata. I temi inerenti produttività, organizzazione aziendale e interazione con la filiera dei fornitori e dei clienti credo subiranno profondi mutamenti».
Serve una reale osmosi tra impresa e ricerca
«Spesso penso che il mondo dell’impresa e quello della ricerca siano troppo ingessati, autoreferenziali e a compartimenti stagni. Mancano spinte a creare una reale osmosi tramite scambi di persone tra realtà che troppo spesso marciano in parallelo». Non ha dubbi Lorenzo Molinari Tosatti, Direttore dell’Istituto di Sistemi e Tecnologie Industriali Intelligenti per il Manifatturiero Avanzato (STIIMA CNR) nell’evidenziare il contributo che esperienze come i dottorati industriali possano dare sia al mondo industriali sia a quello della ricerca. «Fino ad ora – conclude Molinari Tosatti – ci siamo posti il problema dell’interazione secondo un’ottica monodirezionale, dal mondo della ricerca alle imprese e anche in questa visione limitata il mercato del lavoro non sembra pronto a valorizzare adeguatamente la conoscenza. Mi farebbe piacere vedere però soprattutto un movimento anche in senso opposto e cioè valorizzazione e trasferimento di risorse umane dalle imprese al mondo della ricerca e non parlo di venture capitalist o simili, parlo di persone dell’impresa che rientrano a lavorare in Istituti di ricerca e Università. Penso ne trarremmo un enorme beneficio».
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