Tecnologie Meccaniche ha riunito (virtualmente) dodici esponenti del settore legato alla macchina utensile, per comprendere quali possono essere le strategie in atto al fine di traghettare il comparto della macchina utensile in una nuova era produttiva
Coniugare la salute delle persone con la necessità di far ripartire quanto prima l’intera filiera produttiva, utilizzando strumenti come lo smart working (che dovrà essere attuato in maniera più ampia possibile anche nel prossimo futuro) oltre che le tecnologie di ultima generazione per la gestione degli impianti, rappresenta la più grande sfida che oggi il mondo industriale deve affrontare, per cercare di superare le enormi difficoltà indotte dalla pandemia provocata dal virus Covid-19.
Una sfida che porta con sé enormi difficoltà gestionali, come il cambiamento dei rapporti con clienti e fornitori, che presumibilmente dovrà proseguire ancora per molto tempo, oltre a tutte le problematiche che il distanziamento sociale impone e che mal si conciliano con attività come l’assistenza tecnica in loco, non differibile, o lo start-up degli impianti negli stabilimenti. Questi i temi che il management di un’azienda manifatturiera si trova ora a dover affrontare, per dare una risposta in tempi brevi al comparto, al fine di arginare le perdite indotte dalla chiusura forzata delle attività produttive e far ripartire il tessuto imprenditoriale nazionale, cercando di trasformare i problemi in opportunità. Tecnologie Meccaniche ha riunito (virtualmente) dodici esponenti del settore legato alla macchina utensile, per comprendere quali possono essere le strategie in atto al fine di traghettare il comparto della macchina utensile in una nuova era produttiva che, se probabilmente non sarà più quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi, potrà essere anche migliore, più coesa, più competitiva nel mondo.
Nella seconda parte della tavola rotonda sono stati trattati temi quali le risposte (economiche, ma non solo) dell’Italia e dell’Europa, mettendo in luce alcuni punti critici dell’attuale situazione comunitaria.
Macchina utensile e Covid -19 quali problematiche?
Con 12 manager di aziende legate al settore della macchina utensile Tecnologie Meccaniche ha affrontato le principali problematiche legate all’emegenza Coronavirus che oltre alla salute sta infliggendo una ferita notevole al settore industriale e metalmeccanico. Indicati anche gli interventi assolutamente necessari per far ripartire il settore.
Quali sono, in questo momento, le principali difficoltà che il settore manifatturiero sta incontrando, a causa della pandemia indotta da Covid19? Quali problematiche potrebbe innescare quest’emergenza nel prossimo futuro e quali potrebbero essere gli interventi necessari?
Giuliano Busetto – Siemens Italia
Siamo in un periodo molto difficile, perché eravamo già in una situazione economica sfavorevole, dopo anni di crescita e, dunque, il Coronavirus ha drammaticamente accentuato questa problematica, non provocando gravi danni solo a livello della salute delle persone, ma anche a livello economico e finanziario. Avendo anche un ruolo nell’associazione ANIE, legata alle aziende elettroniche ed elettrotecniche, ho avuto l’opportunità di contribuire al lavoro riguardante i decreti DPCM nei quali inserire i codici Ateco, inerenti tutte le nostre attività compresa la meccanica.
Abbiamo spinto per inserirli nei documenti ministeriali, ma dopo un primo assenso sono stati tolti nei giorni successivi. Abbiamo anche lavorato in stretta collaborazione con tutta una serie di associazioni di categoria, tra cui Ucimu – Sistemi per Produrre, per preparare un documento, inviato al Governo, nel quale si chiede a gran voce la riapertura della filiera industriale, quindi superando la logica un po’ anacronistica dei codici Ateco, pur con estrema attenzione per la salute delle persone ed è questa la sfida più difficile in questo momento. Infatti, credo che se l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale nella prevenzione da contagio Covid19 sia oggi ben chiaro, la problematica rimane quella legata a come le persone si sposteranno per raggiungere i luoghi di lavoro, come dovranno entrare ed uscire dall’azienda e come si dovranno comportare durante le fasi produttive.
Un altro elemento è legato all’arrivo della stagione più calda, dunque, all’accensione degli impianti di condizionamento, che dovranno essere gestiti e sanificati con grande attenzione, per non diffondere particelle infettanti nell’aria. Tutta una serie di aspetti indubbiamente complessi, ma che devono essere affrontati rapidamente per consentire la riapertura, in sicurezza, delle attività industriali del paese.
Marco Casanova – Mazak Italia
Anche noi abbiamo iniziato a vivere un calo della domanda interna e, oggi, a causa della Pandemia, la situazione sta rapidamente peggiorando. Abbiamo cercato, fino a che s’è potuto, di mantenere una sorta di “formalità operativa”, per poi arrenderci all’incedere del Covid19. L’azienda ha mantenuto sempre attivi i servizi di customer care, di assistenza in remoto e di ricambistica e ha riaperto a partire dal 4 maggio.
Devo dire, in questo senso, che quello che è capitato, ovviamente una situazione mai vista prima, ha portato a profondi cambiamenti aziendali che, penso, saranno talmente assorbiti in modo strutturale, da rimanere anche dopo l’emergenza. Ci siamo attivati velocemente con lo smart working e ciò ha portato ad una comunicazione fatta di nuovi strumenti, che temo dovranno essere utilizzati ancora per un po’ di tempo. Sta cambiando anche il rapporto con il cliente perché, di fatto, ci rendiamo conto di come la rete vendita, in primis, viva questa frustrazione con la consapevolezza che il domani sarà sicuramente diverso. Stiamo cercando quindi di ripartire, anche se non si può pensare di farlo con gli strumenti a disposizione fino a ieri, ma con modelli differenti e, questa, secondo me è una grandissima sfida.
Certo, il business in sé è stato completamente modificato, calando pesantemente in questi mesi, ma spero che, alla fine di questa pandemia, si possa recuperare. Ciò che cambierà sarà il rapporto con la clientela, sia per l’uso delle mascherine, che per il distanziamento sociale obbligatorio, gesti che dovranno purtroppo rimanere nella nostra quotidianità ancora per molto tempo.
Saverio Gellini – Mandelli
Possiamo dire che, già agli inizi di febbraio, abbiamo visto l’impatto progressivo del Covid19, soprattutto dal punto di vista delle relazioni con i clienti, quasi completamente azzerate dall’impossibilità di visite ed incontri e, questo, è sicuramente qualcosa che deve far riflettere per il medio termine. Dato che i nostri clienti sono presenti a livello internazionale, serve dunque capire come riuscire a ripristinare una connessione operativa e creare condizioni per poter portare avanti il business, all’interno di una situazione di pandemia dilazionata nel tempo, a causa della progressione del contagio in maniera differente tra le diverse nazioni.
In questo senso, penso che molti degli strumenti che abbiamo adottato in questi ultimi tempi, come la realtà aumentata per esempio, possano venirci incontro e consentire una condivisione, non fisica ma virtuale, di un prodotto di grandi dimensioni come un centro di lavoro. Per quello che riguarda gli aspetti più interni, vedo una potenziale criticità nei piani prospettici di sviluppo dell’azienda anche a livello di personale: questa è una situazione che obbliga ad una attenta riflessione vista l’incertezza del futuro prossimo ed a medio termine.
Roberto Rivetti – Renishaw Italia
Oltre alla situazione delineata dai colleghi che mi hanno preceduto, vorrei aggiungere alcuni concetti. Il primo riguarda la sicurezza, argomento del quale si sta parlando ampiamente in questo periodo. In molti casi si mette in dubbio la capacità delle aziende di mettere in sicurezza le proprie persone: una valutazione che ha dell’inverosimile. Infatti, il bene delle società, in particolar modo quando si parla di forniture di alta tecnologia come quelle che rappresentiamo, è basato soprattutto sulla competenza e sull’esperienza delle persone.
Quindi tra gli obiettivi primari delle nostre aziende c’è proprio la massima tutela della persona, che gioca, per l’attività delle nostre imprese, un ruolo fondamentale a livello di esperienza e di know-how. Il secondo aspetto invece riguarda gli spostamenti dei dipendenti per raggiungere e lasciare l’azienda che, secondo me, in questa fase sono molto più a rischio di quanto non lo sia il lavorare all’interno degli stabilimenti.
Uno degli aspetti più critici che vedo, al di là di quello commerciale, già molto pesante, è a livello tecnico, perché la ripartenza, di qualunque natura e a qualunque velocità sia, creerà tutta una serie di problematiche legate allo spostamento dei nostri tecnici che non potranno più intervenire con le stesse modalità che si usavano prima del lockdown. Anche in riferimento alla logistica, l’attività di supporto tecnico sarà comunque limitata anche dagli alberghi e dai ristoranti, che non saranno fruibili come di consueto, oltre al fatto che quando riapriranno tutte le attività, la clientela avrà bisogno in massa di supporto d’assistenza, introducendo inevitabili ritardi sulla pianificazione degli interventi.
Detto questo, penso però che dietro ad ogni problema si nascondano una serie di opportunità, come l’utilizzo di nuove tecnologie, che a mio avviso dovranno essere sfruttate molto di più che in passato. Questa situazione di emergenza ha anche un grande aspetto positivo: ha portato tutti ad andare nella stessa direzione, si è innestata una spinta nel cercare di affrontare, nello stesso modo, problemi tutto sommato simili e, in buona parte, risolvibili con l’utilizzo di tecnologie diverse da quelle di prima.
Andrea Fritzsch – GF Machining Solutions Italia
«Mi associo a quanto detto dai colleghi in tema di sicurezza, salute e volumi degli ordinativi. In merito a quest’ultimo aspetto anche noi avevamo già subìto un calo dall’inizio dell’anno, anche se pareva ci fosse qualche piccolo segnale di ripresa. Con l’arrivo del Coronavirus la situazione è peggiorata, anche dal punto di vista delle consegne, in aggiunta al calo degli ordinativi.
I clienti, nell’incertezza, oltre ad aver posticipato alcune commesse, stanno anche mettendo in discussione gli investimenti già pianificati. Dal punto di vista del supporto al cliente siamo a tutt’oggi impegnati con i nostri tecnici sul territorio. Sono interventi difficili da organizzare e riscontriamo problemi logistici non da poco, non essendo possibile far risiedere il tecnico nelle vicinanze del cliente. Riusciamo fortunatamente a risolvere moti interventi in remoto. Mi auguro che quando si allenteranno le misure restrittive, almeno all’interno dell’Italia, si possa operare un po’ più agevolmente.
La mia grande preoccupazione in questo momento è rivolta ai consumi: sono stati ridotti i volumi dell’aerospazio (era già cosa nota pre-Covid19), ma ora un po’ tutte le compagnie aeree stanno cancellando o posticipando gli ordinativi. Stesso discorso possiamo fare per il settore automobilistico che ora, a causa dell’epidemia, ha già fatto registrare cali significativi degli ordini. Ai problemi si contrappongono comunque anche le occasioni e le opportunità che stanno nascendo, grazie al fatto che stiamo imparando ad operare in modo differente.
Nel prossimo futuro ritengo sia fondamentale attuare metodologie innovative nel modo di produrre, accorciando le consegne, migliorando la flessibilità, supportando il cliente con tecnologie più produttive, così come la formazione a distanza che, speriamo, possa costituire uno strumento efficace per innalzare ulteriormente la cultura tecnica e le competenze del settore.
Patrizia Ghiringhelli – Rettificatrici Ghiringhelli
«Confermo, da una parte, la preoccupazione per quella che è l’emergenza epidemiologica che stiamo tutti affrontando e, dall’altra la sofferenza delle aziende. La nostra è una piccola realtà, differente da quelle che mi hanno preceduto, ed è particolarmente sensibile all’aspetto dei consumi; in particolare noi siamo fortemente legati al settore dell’automotive che ha chiuso nel 2019 con un calo del 18% in parte derivato dalla diminuzione degli ordini raccolti sul mercato domestico, di circa il 24%, e di un 15% sui mercati esteri.
Avevamo già discusso in Ucimu sulle aspettative del 2020, che non erano evidentemente positive. Dal nostro punto di vista era un calo fisiologico dopo un quinquennio molto positivo di forte crescita, ma certo non potevamo prevedere l’arrivo di questa pandemia che ha rimesso in discussione i piani già preventivati dalle aziende ad inizio anno. Oggi stiamo affrontando dunque due “guerre”, quella epidemiologica e quella economica. I dati dell’automobile sono oggi disarmanti, considerando anche il fatto che la Germania, leader nel comparto, ha affermato come il dato della domanda, adesso, sia il peggiore dalla riunificazione dopo la caduta del Muro. Non sta andando meglio la Cina che, nei primi due mesi dell’anno, ha fatto registrare un calo addirittura del 46% nella produzione di veicoli. In un simile contesto la nostra preoccupazione è dunque ovvia, ma siamo parimente sicuri che da un’emergenza come questa nasceranno anche delle nuove opportunità.
Uno dei punti di forza dell’imprenditoria italiana è proprio quello dell’intraprendenza, sapremo certamente trasformare la contingenza che stiamo affrontando in nuove risorse per il futuro. Auspichiamo infine una graduale ripresa dell’attività produttiva, almeno con una parte di collaboratori, perché vi sono mansioni che possono essere sostituite dallo smart working, ma altre che invece devono essere gestite direttamente in loco.
Federico Costa – Febametal
Condividendo pienamente tutto quanto appena detto, mi sento di aggiungere che, essendo all’interno di una crisi senza precedenti, ma molto diversa da quelle cui abbiamo assistito in passato, c’è un aspetto etico che ci troviamo ad affrontare, di fronte ad una quantità di persone che muoiono ogni giorno.
Abbiamo reputato giusto fermarci, come vuole il DPCM, anche se noi rientravamo in quelle aziende che avrebbero potuto mantenere una certa operatività, dando un segnale di grande rispetto anche alla forza lavoro, per la salute e i rischi che avrebbe corso in questo periodo. Adesso è però importante la Fase-2, ovvero ripartire, reinventarsi una strategia di ripresa e cercare di superare gli scenari drammatici che si prospettano, come quello dell’automobile, che avrà un significativo stop che si farà sentire su tutto il tessuto industriale nazionale.
Sergio Paganelli – Balluff Italia
Le cose che sono state dette sin qui riassumono un po’ quello che anche noi abbiamo vissuto in questo periodo: uno dei concetti che mi sento di aggiungere riguarda la differenza tra questa crisi pandemica e le altre crisi economiche che abbiamo già vissuto. Questa tragedia ha fatto mancare immediatamente la socialità delle persone e non sappiamo bene che tipo di ripercussioni tutto questo potrà poi avere nel nostro futuro, quindi sono molto preoccupato rispetto a quelle che potranno essere le dinamiche della ripresa.
C’è molta frenesia da parte delle aziende che vogliono riaprire e che chiedono materiale immediatamente, perché devono chiudere gli impegni che avevano preso con i propri clienti. La preoccupazione si estende, oltre ai comparti già citati dai colleghi, anche al settore delle compagnie aeree low-cost, che si muovono su grandi masse di clienti, creando un indotto di grandi proporzioni e che, in questo momento, sono ferme, con tutte le conseguenze del caso. Le uniche note positive possono intravedersi dalle opportunità che stanno nascendo a seguito del fatto che abbiamo dovuto ripensare al modo di operare, scelta che porta a riflettere se sarà necessario eventualmente un ridimensionamento delle aziende.
Quello che manca in questo momento è, come ovvio, la “libertà” personale, ma anche l’interruzione brusca di tutta una serie di relazioni intraprese con la clientela, che sarà complesso riuscire a ricucire nel prossimo futuro. Sicuramente l’appuntamento fieristico BIMU sarà lo specchio di come il paese riuscirà a reagire a questa grave crisi pandemica e speriamo che, vedendo la Cina riprendersi molto velocemente in questi giorni, la stessa cosa possa accadere anche a noi.
Alessandro Natali – Walter Italia
Aggiungerei a quanto affermato dai colleghi che, a differenza di altre crisi che erano basate sulla crisi della domanda, questa è anche dell’offerta, nella misura in cui tutti siamo stati fermati dal poter offrire i nostri prodotti. La riflessione che vorrei porre è in merito è alla struttura dei nostri clienti e alla problematica di come poterli raggiungere, quando potremo ritornare alla “normalità” essendo abituati ad essere visitati personalmente.
La distribuzione degli utensili è realizzata anche attraverso il canale della distribuzione dealers che, in Italia, è gestito in prevalenza da piccole società di 4-5 persone: nonostante le tecnologie esistenti, infatti, il loro business è proprio fatto della visita quotidiana per la consegna urgente di un prodotto che deve risolvere un problema. Confermo poi che anche noi abbiamo assistito a una rapida ripresa della Cina, dove abbiamo una nostra filiale, dunque speriamo che questo accada quanto prima anche in Italia.
La preoccupazione in questo momento è inoltre rivolta alla situazione sociale dei nostri dipendenti, che hanno comprensibilmente paura e che dovremo rassicurare, con la convinzione che il Virus non si contrarrà in azienda. Infatti, chi di noi ha aperto i battenti, sta già rispettando tutte le indicazioni diramate dall’Istituto Superiore di Sanità.
Davide Cucinella – Grinding Technology
Mi associo alle preoccupazioni del signor Paganelli perché oggi, al di là dell’emergenza sanitaria che non sappiamo a che punto sia, siamo in un momento di grande incertezza dettata dal fatto che ci troviamo in una situazione mai affrontata in precedenza. Si è instaurato un clima di incertezza, con informazioni poco chiare e molto spesso contradditorie.
Questo non favorisce formulazioni attendibili di possibili previsioni di vendite, pertanto ciò che poteva essere ragionevolmente considerato un potenziale progetto, oggi rimane in sospeso, in attesa degli eventi. Analogo interrogativo si pone anche per macchine finite in stabilimento dove non si hanno certezze sulla data di consegna e di conseguenza, di ricevere i relativi pagamenti. Concordo anche con il fatto che oggi più o meno tutti abbiamo cercato di sfruttare questo tempo per sistemare l’organizzazione dei reparti, e che implementazione del lavoro agile, in alcuni casi, ha consentito di trasformare i problemi in opportunità. Con il passare delle giornate, va comunque segnalato che l’entusiasmo iniziale si sta affievolendo.
Lorenzo Bergantin – OML
Noi, rispetto ai colleghi che costruiscono macchine ed utensili, ci occupiamo della produzione di accessori, allestendo il centro di lavoro con sistemi di bloccaggio e, come sempre, subiamo l’onda lunga della crisi, e di conseguenza, siamo anche gli ultimi a ripartire.
Come azienda abbiamo fatto una scelta diversa, lavorando fino all’ultimo giorno disponibile, in maniera etica e condivisa dal personale, che ha avuto la facoltà di decidere in totale autonomia se fermarsi o andare avanti. Nessuno dei ragazzi ha deciso di fermarsi e questo ci ha concesso di lavorare fino a metà marzo, attrezzandoci con la sanificazione dei locali e con l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale: grazie a queste scelte non abbiamo avuto nessun dipendente che si è ammalato di Covid19.
Siamo un po’ in controtendenza, con un +8% nel mese di marzo, grazie proprio al fatto che eravamo riusciti a lavorare molto bene, ma certo nessuno ha la sfera di cristallo per sapere cosa succederà nel prossimo futuro. Stiamo facendo dei seminari con la nostra rete di vendita mondiale, condividendo giornalmente informazioni, ma è chiaro che l’onda lunga della crisi, se arriverà, non ci risparmierà, anche se fino ad oggi abbiamo resistito bene.
Alberto Tacchella – Danobat Srl
Difficile aggiungere qualche cosa a quanto giustamente affermato dai colleghi che mi hanno preceduto, ma vorrei porre l’attenzione su alcuni aspetti. La nostra azienda è prevalentemente una società di vendita, servizio tecnico e manutenzione, quindi potrebbe lavorare in quanto il suo codice Ateco è tra quelli dell’elenco dell’ultimo DPCM ma, oltre le attività in regime di telelavoro a domicilio, siamo fermi come tutti gli altri, perché quasi la totalità dei nostri clienti è ferma o non consente le visite per gli interventi.
Viviamo una situazione di grande incertezza, figlia di una crisi inedita per tutti e totalmente differente dalle altre crisi che il comparto della macchina utensile ha dovuto purtroppo affrontare negli anni. Nessuno può dirci, oggi, quando inizieremo la fase-2, quando finirà la pandemia e come ne usciremo, dunque sappiamo tutti come l’incertezza sia il nemico principale della macchina utensile. Gli investimenti sono sospesi o da riconsiderare, perché questa crisi ha toccato davvero tutti i settori esclusi solo quelli sanitari e farmaceutici. Gli aerei a terra, le automobili ferme e la produzione sospesa, mettono in evidenza inoltre tutti i limiti della globalizzazione produttiva e riduzione generalizzata degli stock. Ed anche quando tutto finirà, si dovrà comunque ripensare a quanto successo, dovendosi mettere in moto gradualmente, con tutte le problematiche che porterà con sé questa situazione di emergenza.
Comunque, il settore della macchina utensile è dinamico e reagirà come ha sempre fatto in passato: torneremo sicuramente a riorganizzarci per far ripartire appieno la filiera, ma con sistemi e metodologie nuove.
a cura di Redazione
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