Sulla poltrona di "Tecnologie Meccaniche" abbiamo ospitato Mauro Fenzi, CEO di Comau per parlare delle nuove frontiere dell'automazione e di Industria 4.0
Sulla poltrona di “Tecnologie Meccaniche” (i cui numeri sono leggibili on line previa registrazione gratuita) abbiamo ospitato Mauro Fenzi, CEO di Comau. Fenzi in passato ha svolto l’incarico di Direttore Generale per Comau e, In precedenza, ha occupato diverse posizioni di management all’interno della multinazionale italiana, come responsabile della business unit Body Welding e nelle business unit Painting Systems e Powertrain Systems. È inoltre responsabile del lancio del Project Management Office Comau e della ‘start up’ Aerospace Systems. In passato, ha occupato posizioni tecniche e commerciali nel settore aerospaziale e petrolchimico, sempre nell’ambito di realtà multinazionali. Ha svolto seminari sul Change Management presso il Politecnico di Milano, altri Atenei nazionali e importanti Business School internazionali.
Come valuta il 2016 per Comau e quali obiettivi vi ponete per l’anno prossimo?
Nel 2015 Comau ha registrato una crescita molto importante del fatturato, soprattutto nella veste di integratore, mentre nel 2016 ha concentrato i propri sforzi nello sviluppo di prodotti innovativi per poter guidare il cambiamento verso l’Industria 4.0 . Ora per il 2017 contiamo di far crescere il fatturato in maniera importante con particolare attenzione all’Italia che, grazie all’Industria 4.0, riteniamo essere adesso un mercato interessante.
Al centro della strategia di Comau c’è la volontà di trasformare l’automazione industriale in una “automazione aperta”. Cosa significa questo obiettivo e come volete realizzarlo?
L’automazione ha visto per anni una sorta di autoprotezione nel mercato, nel senso che alcuni produttori hanno, grazie alla complessità oggettiva dei sistemi, alzato la barriera di utilizzo di queste tecnologie. Ora però è il momento di portare l’automazione in nuovi contesti applicativi e per farlo, oltre all’Industria 4.0, è importante abbassare questa barriera rendendo i prodotti più semplici da usare da parte di persone che non hanno skill specifiche. Questo aspetto, soprattutto in Italia dove il tessuto produttivo consta di aziende medio e medio-piccole, è molto importante e lo si risolve portando sul mercato prodotti facilmente utilizzabili e aperti, dove addirittura il cliente possa aggiungere le proprie applicazioni con facilità. Oggi poi, grazie all’industria 4.0, non è più il robot a essere al centro dell’attenzione; questo nuovo modo di affrontare l’automazione permette infatti di pensare al sistema produttivo nella sua interezza e non solamente concentrandosi su un componente.
Infatti, per un’azienda di piccole dimensioni, portare un robot in produzione non è sempre il modo migliore di intervenire, può dare invece maggiori vantaggi interpretare il proprio processo produttivo sensorizzando una linea già esistente e dando un valore aggiunto a ciò che si ha già.
Comau è attiva in tutto il mondo e in molti settori applicativi e, per questo motivo, avete un punto di osservazione privilegiato sull’andamento delle varie economie nazionali. In questo momento quali macro aree valutate più vivaci e quali in maggiori difficoltà?
L’area più vivace in assoluto rimane il Nafta (il North American Free Trade Agreement è un trattato di libero scambio commerciale stipulato tra Stati Uniti, Canada e Messico e identifica anche il mercato di questi Paesi, NdR), in particolare negli Stati Uniti dove abbiamo iniziato a collaborare con nuovi player del settore automotive come Tesla e Faraday Future. In Sud America invece il quadro è diverso rispetto all’area NAFTA, in particolare a causa delle difficoltà economiche che il Brasile sta attraversando. Grazie alla sua posizione di leadership incontrastata in quel mercato, Comau sta riuscendo però a resistere a questa fase. Se invece guardiamo l’Asia Pacifica, mi riferisco in particolare alla Cina ma anche ad altri paesi come la Thailandia ad esempio, registriamo ancora una crescita, anche se inferiore a quella del passato. Oggi in quel mercato, che è strategico per Comau, la sfida è diventata infatti quella dell’efficienza e non più quella crescita a tutti i costi. L’ultima area da menzionare è l’Europa, dove abbiamo notato un contenimento del mercato, anche in paesi come la Germania.
Come stanno cambiano le fabbriche dei vostri clienti? Sta assistendo a un processo di evoluzione verso quella Fabbrica del futuro evocata da Internet of Things e Industria 4.0?
La fabbrica e il modo di fare produzione stanno diventando fondamentali sotto molti punti di vista che, fino a poco tempo fa, non lo erano. Stiamo entrando in questa nuova rivoluzione industriale in cui il cliente vuole qualità e costi in linea con quello che siamo riusciti a raggiungere con l’automazione, ma al contempo richiede una flessibilità enorme per costumizzare il prodotto secondo i desideri dell’utente. Questo ha costretto le aziende dell’automazione a interpretare la fabbrica in maniera diversa rispetto al passato: Comau ha introdotto nei sistemi di produzione molta più flessibilità in termini di modelli ma anche di opzioni sul modello stesso per stare più vicino al cliente finale dei nostri clienti, coloro cioè che poi scelgono il prodotto con uno specifico colore e dotazione.
I lotti infatti si stanno rimpicciolendo mentre il numero di opzioni sta nettamente aumentando, a questo si aggiunge anche la richiesta di abbassare i costi di produzione ed essere più efficienti. Insomma, il mercato pone delle bellissime sfida da affrontare, per chi lavora nell’automazione.
Un altro tema da considerare oggi è che sempre di più la tecnologia con cui si fa il prodotto viene mostrata con il prodotto stesso e diventa un modo per promuoverlo e mostrarne l’alta tecnologia e qualità. Il risultato è che le fabbriche stanno diventando belle e interessanti per tutti visto che questa enorme facilità di comunicazione permette al cliente finale di vedere direttamente come si realizza il prodotto che vuole acquistare. Per questo motivo in Comau stiamo realizzando dei prodotti che siano belli da vedere e dotati di un nostro stile curato, riteniamo infatti che il design sarà sempre più importante nei prossimi anni.
Strettamente legato a questa evoluzione c’è poi il tema dell’Industria 4.0, che giudico un’ottima opportunità per l’industria italiana. Penso infatti che il progetto preparato dal Governo italiano lasci alle aziende un ampio margine di flessibilità su come declinare a loro modo il concetto stesso di Industria 4.0. Apprezzo inoltre il fatto che non sia stato copiato quello che hanno fatto in altri Paesi, ma che invece sia stato preso spunto dalle esperienze degli altri, per poi cercare tutti insieme di interpretare l’Industry 4.0 nel modo migliore per il mercato italiano. I tedeschi hanno fatto un bellissimo lavoro ma adatto al loro tessuto industriale, quello italiano ha invece caratteristiche diverse e quindi dobbiamo interpretare questo piano perché possa rivolgersi anche alle piccole e medie imprese.
Pur realizzando parte delle lavorazioni e la quasi totalità della progettazione internamente, avete comunque importanti collaborazioni con fornitori esterni. Cosa richiede Comau a un suo partner produttivo?
Comau ha un DNA che i nostri fornitori devono condividere: siamo un’azienda globale e fortemente innovativa e vogliamo che i nostri fornitori abbiano queste caratteristiche in modo che possano interpretare la partnership nella stessa maniera. In più, abbiamo bisogno che i nostri fornitori abbiano la capacità di essere flessibili seguendo il mercato. Non tutti i fornitori sono però capaci di cambiare così spesso l’approccio come richiesto oggi.
Per realizzare un prodotto di altissima qualità servono tecnologie all’avanguardia e partner qualificati, ma anche personale competente. Come formate i vostri tecnici?
In questo ambito in Comau riteniamo di essere stati molto coraggiosi perché ormai cinque anni fa abbiamo cominciato dal nostro headquarter ad assumere ragazzi giovani provenienti da tutto il mondo. Lo abbiamo fatto attraverso il Master in Industrial Automation che organizziamo in collaborazione con il Politecnico di Torino. È stata una scelta precisa non dettata da un’esigenza diretta, ma dalla volontà di trasformare l’azienda in una realtà più giovane e capace di far leva su contenuti che oggi l’automazione tocca come, ad esempio, l’Internet of Things. Da quel momento, abbiamo inserito in Comau circa un centinaio di ragazzi a Torino e stiamo facendo lo stesso anche nelle altre location, seguendo sempre modelli locali che possano funzionare in quelle realtà. Parallelamente organizziamo scuole di formazione a tutti i livelli: dal patentino della robotica per i programmatori di robot al nuovo executive master in Manufacturing Automation & Digital Transformation, pensato per sviluppare le competenze necessarie a guidare le aziende nel contesto dell’Industry 4.0.
Da sempre l’innovazione tecnologica è un punto di forza per il vostro gruppo. Come sviluppate l’attività di ricerca in questo momento? Avete intenzione di collaborare con il mondo accademico in queste attività?
Sotto questo punto di vista Comau lavora molto con università e centri di ricerca di tutto il mondo, in particolare italiane, tedesche e cinesi, seguendo un modello preciso: apriamo un centro d’innovazione di nostra proprietà vicino all’università dentro il quale sviluppare le tecnologie chiave che ci interessano. Un esempio è il robot collaborativo che abbiamo presentato quest’anno e che è stato sviluppato con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in un capannone Comau aperto ad hoc a Pontedera con un team misto composto da università, start up locali e nostro personale. Altri istituti universitari con cui lavoriamo sono il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano, la TUM di Monaco di Baviera, la Tonjii University e l’Harbin Institute of Technology in Cina.
Anche con le startup collaboriamo seguendo un modello Comau frutto delle tante esperienze che abbiamo fatto in Europa e negli USA. Abbiamo infatti imparato che le startup sono, prima di tutto, un modo bellissimo per fare innovazione insieme: quindi il nostro modello si basa sul supportare la start up soprattutto dal punto di vista dell’industrializzazione e commercializzazione del prodotto. Questo avviene prima di pensare ad ogni altro tipo di operazione, acquisizioni o altro, e sta funzionando molto bene perché mettendosi a fianco delle start up con l’aiuto anche delle università riusciamo ad avere il meglio, facendole crescere e crescendo anche noi insieme.
Oggi si parla molto di robot collaborativi, quale impatto può avere sul mercato dell’automazione questa tecnologia per Comau?
Il robot collaborativo, che è un tassello importantissimo dell’Industria 4.0, è ancora sotto studio da parte di tutti, Comau compresa. La nostra Società ha presentato il proprio approccio alla robotica collaborativa in Germania, lo scorso giugno, nel corso della importante fiera Automatica, con i robot AURA. In questa fase noi stiamo testando l’applicabilità di questa tecnologia con alcuni clienti, del settore automotive e non, scoprendo che le frontiere di utilizzo non sono quelle della tipica produzione industriale, ma arrivano anche in settori dove non siamo presenti. Ad esempio, Comau è stata contattata da diverse aziende che operano nella produzione cinematografica e documentaristica dove c’è molto interesse ad impiegare la tecnologica della robotica collaborativa per muovere luci e telecamere durante le riprese in modo sicuro ed efficace. Un altro settore che si sta aprendo alla robotica collaborativa è il medicale, in particolare per le applicazioni in sala operatoria.
Guardando il settore dell’automotive, mondo in cui Comau è storicamente molto presente, quali tendenze tecnologiche notate?
Alla sfida di riuscire a coniugare alta produttività e flessibilità si è aggiunta quella del time-to-market sempre più ridotto. Una volta per sviluppare un veicolo il tempo previsto era di circa tre anni, oggi si è ridotto alla metà. Le aziende come Comau sono sul percorso critico del time to market del prodotto del cliente e ci chiedono quindi di essere più veloci nell’implementazione del prodotto nuovo in fabbrica e nel raggiungere gli obiettivi prefissati. In più, anche il prodotto auto sta cambiando significativamente: c’è in atto un mutamento, pensiamo alla guida autonoma e all’elettrico ad esempio, che spinge le aziende come noi a dare un servizio diverso a questi nuovi clienti. Infatti non si tratta di tipiche aziende automotive visto che sono più focalizzate sul prodotto stesso e hanno necessità diverse in termini di supporto: chiedono infatti un servizio a 360° e una partnership in cui dobbiamo essere noi a focalizzarci su come realizzare il prodotto in fabbrica.
Quali sono le strategie di sviluppo di Comau al di fuori del segmento automotive? In particolare come valutate il settore della general industry?
Comau sta facendo un grande sforzo per crescere nel segmento general industry con prodotti e sistemi. È un settore in cui le esigenze delle aziende sono totalmente diverse dal mondo automotive: ad esempio le skill dell’automazione industriale sono più basse e il ritorno degli investimenti deve essere più veloce. Bisogna quindi proporre soluzioni facili da implementare e rapide nel ripagarsi. Comau in pochi anni ha già avuto i primi risultati, sviluppando anche una serie di prodotti adatti alla general industry tra cui, ad esempio, i robot piccoli e veloci della famiglia Racer e i Rebel-S (gli SCARA). Prevediamo però di completare il portafoglio dei prodotti per la general industry entro metà del 2017 in modo tale da poter attaccare il mercato in modo deciso.
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