Secondo Valentin Heun, Vice President Innovation and Engineering di PTC e tra i maggiori esperti mondiali di IoT, l’impatto che lo Spatial Computing eserciterà sull’evoluzione futura dell’industria sarà enorme, a livello sia di efficientamento delle operations che di capacità di controllo
Lo Spatial Computing rappresenta il naturale anello di congiunzione tra l’IoT e il mondo reale, l’amalgama perfetta i due universi fisico e digitale. Ad affermarlo è Valentin Heun, Vice President Innovation & Engineering di PTC, che ha guidato i lavori di ricerca e sviluppo proprio in questo specifico settore e secondo cui “l’informatica spaziale” è uno strumento che offre a tecnici, progettisti, programmatori, ma anche ai livelli apicali aziendali, l’opportunità di ottimizzare i flussi di lavoro, incrementare la produttività e, allo stesso tempo, favorire una più stretta collaborazione tra uomo e robot. La possibilità di combinare efficacemente tra loro i mondi digitale e fisico consentirà di cogliere appieno le opportunità offerte dalla realtà aumentata per lo sviluppo di interfacce utente innovative, fornendo un apporto decisivo per risolvere nella fabbrica una serie enorme di problematiche.
PTC ha lanciato di recente Vuforia Spatial Toolbox, una nuova e potente piattaforma open-source il cui obiettivo è quello di fornire ai laboratori tecnologici e alle start-up innovative uno strumento che li aiuti ad accelerare la ricerca in ambito di computing spaziale. Nato proprio da un’idea di Heun, che tra le altre cose ha svolto attività di ricerca presso il MIT Media Lab’s Fluid Interfaces Group di Cambridge in Massachusetts (USA), dove ha coordinato le ricerche sull’interfaccia uomo-macchina Reality Editor, questo progetto sta suscitando l’interesse da parte di molti prestigiosi stakeholder, tra cui l’AMRC (Advanced Manufacturing Research Center) di Sheffield in UK. «Lo Spatial Computing può sembrare qualcosa di poco tangibile e lontano da noi. In realtà, anche se non ce ne accorgiamo, sfruttiamo questa tecnologia ogni giorno», ha spiegato proprio Heun, entrato a far parte di PTC nel 2017 quale co-fondatore del progetto Reality Laboratory. «Se hai prenotato un taxi utilizzando Uber, guardato il tabellone informativo in una stazione della metro per vedere quando è in arrivo il prossimo treno, oppure usato Google Maps per trovare e prenotare un ristorante, ebbene ti sei affidato allo Spatial Computing».
Il grande passo che oggi si sta cercando di compiere è quello di capire come applicare questa tecnologia in ambito industriale per contribuire a migliorarne le attività. «Le potenzialità dello Spatial Computing sono incredibili, poiché ci offrono l’opportunità di immergerci in un mondo digitale che, grazie alla potenza dei sensori e delle tecnologie AR e VR, ci consente di interagire e di comprendere più approfonditamente le macchine e il loro impatto sul processo produttivo». Ad esempio, avvalendosi degli analytics spaziali è possibile identificare più facilmente i colli di bottiglia, a livello sia di processo che di manodopera, rispetto ai tradizionali metodi, manuali o cartacei che siano, consentendo il miglioramento continuo dei processi. «Questa opportunità potrebbe rivelarsi fondamentale per riconfigurare i processi, calibrare la capacità produttiva, migliorare l’efficienza della manodopera, aumentare la sicurezza e la produttività, e persino per introdurre nuovi prodotti sul mercato più rapidamente».
L’impatto causato dalla pandemia è stato particolarmente pesante, in particolare per il settore manifatturiero. Molti siti produttivi sono stati costretti a chiudere, mentre quelli rimasti attivi hanno dovuto rapidamente riadattare le proprie operations in funzione del distanziamento sociale. Sono state annullate riunioni, incontri, visite con clienti e fornitori: ciò ha creato non pochi problemi di natura operativa e logistica, soprattutto laddove si sono verificati guasti alle macchine o qualche robot doveva essere riprogrammato. «La possibilità di accedere da remoto alle macchine, agli impianti e alle linee di produzione si è rivelato un fattore determinante in queste situazioni e lo Spatial Computing non farà che accelerare questo processo, offrendo l’opportunità alle aziende di controllare una quantità sempre maggiore di asset, operando in tutta sicurezza da casa o da un ufficio remoto», ha aggiunto Heun. «Migliorare le tecnologie di HMI e di realtà aumentata significa anche offrire la possibilità ad un operatore che necessita di programmare un robot per svolgere nuovi task di comprendere, controllare e pianificare in modo più semplice i movimenti che deve compiere, minimizzando i tempi di fermo e senza essere necessariamente costretti a ricorrere a expertise esterne».
La strada da percorrere è ancora molta e lo Spatial Computing non può certamente dirsi già maturo per fare il suo ingresso in fabbrica. Proprio per questo PTC sta accelerando i tempi di sviluppo, forte del fatto che attorno alla sua tecnologia sono già molti gli stakeholder che si stanno muovendo con interessi e risultati davvero sorprendenti. «Sono convinto che nei prossimi due anni lo Spatial Computing, grazie al crescente interesse, nonché alla costante diffusione che registrerà, spingerà l’innovazione industriale verso nuove frontiere. Per questo è importante che le aziende inizino fin da subito ad aprirsi a questa nuova tecnologia», ha concluso Valentin Heun.
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