Sicurezza dei macchinari e degli operatori in officina: la Direttiva Macchine e la presenza di un Marchio CE sono davvero sufficienti? Ne parliamo con Claudio Delaini.
Disporre di un parco macchine utensili che possa garantire la piena sicurezza degli operatori dovrebbe essere la normalità per ogni azienda di lavorazioni macchine, purtroppo però la situazione non è sempre questa tra macchinari mal certificati, norme ignorate e scarsa consapevolezza dei rischi. Per capire come sia la realtà abbiamo incontrato Claudio Delaini, consulente esperto di Direttiva Macchine e marcatura CE, ma anche divulgatore popolarissimo su LinkedIn e YouTube e autore di diversi volumi sul tema, tra cui vi segnaliamo “Non desiderare la colpa d’altri”, dedicato proprio al tema che affronteremo in questo articolo e che ha ottenuto molte recensioni positive.
La parola a Claudio Delaini, consulente esperto di Direttiva Macchine e marcatura CE
«Con il passare degli anni l’attenzione e la sensibilità verso la sicurezza in officina stanno aumentando – ci spiega Delaini quando gli chiediamo qual è la sensibilità “media” delle aziende italiane quando si parla di safety – Spesso ottenere certificazioni come la ISO 45001 permette di entrare in vendor list di multinazionali molto interessanti. Rimane sempre lo scontro sicurezza-produzione che rende tutto complicato. Spesso la sicurezza viene vista come ostacolo alla produttività, quando invece potrebbe essere uno stimolo per fare un salto di qualità». Secondo la lunga esperienza di Delaini, «sono figlio d’arte e, come accade per tutti i figli d’arte, non saprei dire quando ho iniziato a fare questo mestiere», sono soprattutto due gli elementi che determinano il livello di sicurezza di un’azienda: l’attenzione al tema da parte della proprietà e il tipo di filiera in cui l’azienda lavora. «Quanto la proprietà ci tiene alla sicurezza è determinante, ma è anche importante la filiera: le aziende che lavorano in comparti dove bisogna qualificarsi per diventare fornitori (per esempio nell’automotive e nell’aerospace) mantengono standard di sicurezza più elevati e sono sempre pronte a ricevere visite o controlli; all’opposto, presso contoterzisti che si muovono in filiere poco certificate è più probabile che si facciano meno controlli». Un altro aspetto fondamentale è il modo con cui un macchinario viene utilizzato in produzione: le modalità d’uso sono infatti determinanti per la sicurezza. «Spesso negli anni cambia il modo di usare una macchina industriale. Il mercato evolve e le fabbriche devono seguire le richieste con le macchine che hanno. Questo comporta che spesso viene cambiato cosa si produce con quei macchinari. Magari vengono integrati con altre macchine per rendere tutto più automatico, veloce e standard. Non sempre gli operai rendono partecipi i vertici dei reali comportamenti e questo lo si evince dagli utensili inventati che trovi intorno alle macchine. La sicurezza viene spesso vissuta come scomoda ed elusa in tanti modi. In ogni caso lo stile di comportamento degli operatori cambia a seconda della politica aziendale, se la proprietà ci tiene a sua volta tutti ci tengono, come dicevo prima. Ma non è così comune».
Scegliere bene il fornitore è il primo passo per lavorare in sicurezza in officina
Nonostante le principali norme di riferimento, su tutte la Direttiva Macchine, non siano certo recenti, per molti operatori del settore c’è ancora confusione su come si verifica e si stabilisce la sicurezza di una macchina utensile (o un macchinario industriale in genere). «La Direttiva Macchine – prosegue Delaini che, proprio in questi mesi, ha iniziato a proporre webinar gratuiti proprio con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e le conoscenze su questi temi – ha più di 20 anni e per molti ancora non è chiara. Nei corsi per diventare RSPP (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione, NdR) questa norma viene trattata poco ed è vista come un argomento molto tecnico. Questo è un peccato, perché le macchine sono il cuore pulsante delle fabbriche e tutto parte da lì. Mettere una pezza dopo che la macchina è entrata in fabbrica spesso è troppo tardi. Comprare bene risolverebbe tanti problemi». Il rischio è quello di investire in una soluzione tecnologica che viene proposta non perché idonea a risolvere le esigenze produttive di un’azienda, ma perché risponde a esigenze del fornitore, dalla disponibilità a magazzino alla consuetudine con quella tecnologia. «Dovrebbe esserci un maggiore coinvolgimento in fase di vendita per sapere meglio a cosa serve e come verrà usato il macchinario. Invece spesso si pensa che sia il cliente a doverlo gestire. D’altro canto spesso il cliente non ha una specifica tecnica di ciò di cui ha bisogno, oppure non dice tutto per timore che i suoi segreti vadano troppo in giro. Bisognerebbe avere consapevolezza che non si sta comprando una macchina, ci si sta sposando con un fornitore. Quando si investe in un macchinario si crea con il fornitore una relazione duratura: è importante trovare un’azienda che sappia dare continuità al suo servizio (manutenzione e assistenza, per esempio) e che sia in grado di accompagnare il cliente per venti o trent’anni. È un momento delicatissimo per entrambe le parti coinvolte ed è quindi fondamentale affrontarlo in un clima di fiducia e trasparenza, scambiandosi informazioni senza timori o paure. Purtroppo questa trasparenza manca e ciò provoca solo più lavoro per avvocati e periti, non facendo lavorare in modo scuro e produttivo le aziende e causando perdite a tutti gli attori coinvolti».
Quando si parla di sicurezza delle macchine per tutti gli operatori il primo pensiero va al marchio CE, che viene spesso considerato come la garanzia della sicurezza di un macchinario industriale. Sul tema Claudio Delaini ha le idee molto chiare, al punto da intitolare un suo libro “Il marchio CE è un’illusione”. «C’è ancora il mito che se c’è il CE, allora la macchina è sicura e conforme. Spesso è una scusa per non approfondire e non verificare, ignorando che il marchio CE è un’autocertificazione nella maggior parte dei casi e che, di per sé, vuole dire poco. Bisogna controllare che, almeno a un primo livello, sia tutto a posto: ovviamente non si chiede di sapere tutti i dettagli tecnici di una macchina, ma bisogna fare alcuni controlli basilari usando la propria esperienza di utilizzatori di quelle macchine per valutarne la sicurezza. Ripeto: chi compra dovrebbe selezionare bene il costruttore a cui affidarsi. Comprare una macchina industriale non è banale, spesso è come sposarsi per anni con il fornitore ed è fondamentale che sia una scelta ragionata».
Questo approccio vale ovviamente anche quando si parla di macchinari realizzati da aziende extra UE che arrivano sul mercato italiano attraverso importatori. «Sappiamo che esiste l’importatore serio e quello meno serio. A un estremo troviamo aziende che scelgono le macchine sul web a volte senza neanche visionarle dal vivo, le ordinano e poi le marcano senza avere fascicoli tecnici o dati approfonditi. Dall’altra parte, abbiamo anche tante aziende che lavorano con professionalità, selezionando costruttori extra UE seri, acquistando macchine ben realizzate e che collaborano con il costruttore per una marcatura CE approfondita e sicura. Il problema è che le macchine con marcature CE dubbie (e che sono macchine pericolose) sono tante e sul mercato costano molto meno delle altre. L’unica soluzione è che ci siano più controlli da parte di chi è deputato a farli». Da tenere ben presente è anche che mettere insieme due macchine con marchio CE non determina automaticamente un impianto sicuro. «Quando si mettono insieme macchine diverse o macchine e robot va fatta una valutazione dell’insieme. Se, per esempio, un’azienda compra un centro di lavoro marcato CE e poi un robot certificato CE, non può farli lavorare in un’isola senza fare una certificazione dell’insieme, con un suo fascicolo tecnico, un manuale e una valutazione dei rischi. È un modo di fare pericoloso».
Sicurezza dei macchinari e qualità
Negli ultimi anni anche la safety ha visto gli effetti degli investimenti in tecnologia 4.0, in particolare quelli che hanno permesso di svecchiare il parco macchine e di ripensare agli spazi e ai percorsi delle lavorazioni.
«Questi investimenti – conclude Claudio Delaini – in molte aziende hanno permesso di fare un salto di qualità in termini di sicurezza reale. È importante tenere presente che la sicurezza è un’efficacissima cartina di tornasole per individuare le aziende sane e di valore. In questo mercato, che negli anni seleziona sempre di più, la sicurezza è il primo ambito dove chi è in difficoltà fa tagli, mentre chi lavora con i giusti margini riesce a mantenere elevata la sicurezza. Il problema è rappresentato dalle aziende che fingono di lavorare in sicurezza e in questo modo abbattono il prezzo dei loro prodotti, facendo concorrenza sleale a chi lavora con serietà. In tanti anni di attività però ho anche imparato che se lavori bene il mercato ti riconosce il valore aggiunto dietro il posizionamento di prezzo e questa concorrenza sleale non ti danneggia più di tanto».
Quanto vale un manuale d’uso ben fatto?
Il manuale d’uso di una macchina utensile dovrebbe essere visto dalle aziende come uno strumento utile a chi le usa e non, come succede a volte, come documenti scritti solo per rispettare la normativa. «I manuali d’uso – ci spiega Claudio Delaini, consulente esperto di Direttiva Macchine e marcatura CE – vengono visti da alcuni costruttori come un costo e non come un servizio al cliente. La parte che descrive la macchina è sempre abbastanza carente e anche la sezione che riguarda la manutenzione è spesso trascurata. I pezzi di ricambio al contrario sono sempre ben curati (forse perché poi il costruttore vuole venderli). Anche i clienti non li leggono e non gli dedicano la giusta cura: diciamo che vengono ricevuti e archiviati e questo i costruttori lo sanno». Delaini però ha nel tempo individuato alcuni indicatori che possono, già a una prima occhiata, aiutare a capire la qualità del manuale d’uso di un macchinario industriale. «La descrizione generale della macchina è già un primo segnale importante: quando è assente, è troppo generica o rimanda a un’offerta, allora è difficile che quel manuale sia stato curato nel dettaglio. È invece una sezione fondamentale che tutela tutte le parti e fornisce molte informazioni fondamentali. Anche il tipo di disegni tecnici in un manuale dice tanto dell’utilità dello stesso: devono esserci tutti i disegni necessari a fare manutenzione ordinaria, a usare la macchina e a installarla. Se mancano, il manuale non sarà molto utile all’utilizzatore»
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